6 (o più) parole per sopravvivere in Giappone
La sera di Natale ero a cena con una comitiva di ragazzi, conosciuti su couchsurfing, provenienti da tutte le parti del mondo: indiani, belgi, americani, giapponesi, chi a Tokyo per pochi giorni, chi ci viveva da mesi…insomma un bel melting pot. Tra un bicchiere di sake e un piatto di ramen ad un certo punto una ragazza francese, che fa la ricercatrice chimica all’università di Tokyo, mi chiede: “Ma tu le conosci le 6 parole per sopravvivere in Giappone?”. Prima di ascoltare la risposta, occorre fare una premessa.
E’ necessario conoscere qualche parole di Giapponese per affrontare un viaggio nella terra del Sol levante? E’ così poco diffuso l’inglese da rendere necessario parlare la lingua madre per sopravvivere?
La risposta, in evidente contrasto col titolo dell’articolo, è negativa! Il Giappone moderno ha sicuramente più padronanza con l’inglese rispetto al passato. Si è puntato molto nell’insegnamento dell’inglese nel sistema scolastico e i risultati sono evidenti. Appena atterrati non avrete alcuna difficoltà in aeroporto, in stazione, in un qualsiasi konbini (i famosi e convenienti market aperti h24) o in ostello. Perfino nel chiedere informazioni per strada. Certo, dovrete scontrarvi con una loro iniziale timidezza nel parlarlo, ma mai vi sentirete persi o lost in translation per le strade di Tokyo o delle più grandi città jappo.
Anzi, sempre otterrete più gentilezza e disponibilità rispetto a quello a cui siamo abituati noi europei. E’ la cortesia giapponese, di cui tanto sentirete la mancanza una volta tornati a casa.
Questa diffusione dell’inglese rende quasi superfluo l’acquisto di una sim card per poter utilizzare un traduttore automatico. Cosa che al contrario si rende vitale in Cina qualora non vogliate finire in un violento vortice di esaurimento nervoso al secondo giorno di continue incomprensioni! Ma questa è un’altra storia.
Ma allora perché conoscere qualche parole di giapponese? Perché vi permetterà di connettervi più in profondità con questa gente magnifica, di ricambiare la loro amorevole gentilezza mostrando interesse per la loro lingua e di vivere una esperienza di viaggio estremamente più appagante. Oltre al fatto che potrete comunque imbattervi in persone che l’inglese non lo masticano affatto nelle zone del paese a minor concentrazione turistica. Ma soprattutto vi permetterà di connettervi più facilmente con le persone del posto, fare amicizia e vincere la loro innata riservatezza, per aprirvi alla scoperta delle splendide persone che abitano questo paese.
Ecco quindi la lista delle 6 parole giapponesi fondamentali…più qualche extra!
1. Arigatou
Arigato, ossia grazie, è la forma più comune di ringraziamento, magari seguita da un leggero inchino, che vi capiterà di sentire praticamente in ogni conversazione, la forma di espressione più alta di cortesia che riceverete in ogni relazione con i jappo, che sia in seguito ad un acquisto o al momento del check in in ostello, alla quale vi sentirete in obbligo di replicare con almeno la medesima enfasi.
1.2 Arigato gozaimasu o gozaimashita
Questa è la maniera più formale di ringraziamento, l’equivalente del nostro grazie mille, mentre il gozaimashita ne è la forma al passato, letteralmente ti ringrazio per ciò che hai fatto precedentemente. E’ consigliabile nel rapportarsi con persone più anziane o in contesti più formali.
2. Sumimasen
Specie nelle grandi città vi capiterà di utilizzare le affollate metro e di stare gomito a gomito con un sacco di persone, soprattutto durante la rush hour quando la maggior parte delle persone si reca o torna dal proprio posto di lavoro. Per quanto possano essere organizzati e rispettosi delle file, tanto che ne troverete per terra le indicazioni, o nel prendere in maniera ordinata le scale mobili, vi potreste trovare nella situazione di dover correre per prendere al volo un treno o arrivare puntuali ad un appuntamento. Per farvi largo tra la folla sarà richiesto quindi il sumimasen, l’equivalente del nostro mi scusi. Sarà anche necessario bene utilizzarlo qualore doveste rifilare un colpo al vostro sfortunato vicino nel muovervi nella folla di un vagone!
3,4,5. Ohayo, kon nichi wa, kon ban wa
Rispettivamente buongiorno, buon pomeriggio e buonasera. Ogni volta che vi capiterà di entrare in un negozio o di affacciarvi ad una bancarella di delizioso street food o alla reception di un albergo verrete sempre accolti con un sorriso smagliante e una riverenza degna di un re. Questa estrema educazione vi farà sentire anni luce distanti dalla rudezza dei tassisti delle nostre grandi città (poveri tassisti) o l’indifferenza di alcuni commercianti, non verrete restare insensibili a tutta questa educazione senza regalare un buongiorno?
Vale anche in questo caso la regola dell’aggiunta del gozaimasu per dare maggiore formalità al saluto.
6. Ittadakimasu, Sugoi
Sarebbe riduttivo rendere Ittadakimasu nel nostro buon appetito. Con questa parola che udirete spessissimo oltre ad augurare un buon pasto ai propri commensali, si vuole benedire la fortuna di aver un piatto in tavola, che così assume una valenza molto più alta. Questo è significativo del rapporto che i jappo hanno con il cibo, che ha dei connotati direi sacri. Uno dei motivi per cui qualora doveste aprire e consumare persino un semplice snack in metro sarete fissati con severi sguardi giudicanti: non è solo una questione di igiene e pulizia, e loro tengono alla pulizia dei luoghi pubblici tanto quanto quella delle loro case, ma soprattutto percepiscono come profano il consumo di un pasto in maniera tanto superficiale e irrispettosa.
Invece con la parola sugoi, che significa buono, gustoso, non mancherete di far notare alla mama, padrona del ristorante, che magari non parla inglese, quanto abbiate apprezzato il pasto che vi è stato preparato!
Ce ne sarebbero tante altre, ma se mi chiedessero le 6 parole per sopravvivere in Giappone (come mi è capitato proprio la sera di Natale), elencherei proprio queste 8!
Ah ovviamente mancano all’appello si e no, hai e iie.
Potendo percepire nell’aria un vostro ringraziamento per queste fondamentali informazioni linguistiche sul giapponese, non resta che dirvi DO ITAMASHITE! (di nulla).
Dimenticavo. A proposito di sake, se volete evitare di fare una magra figura evitate di brindare con il nostro cin cin, perché starete semplicemente dicendo ad alta voce le vostre parti intime in giapponese. Utilizzate invece kanpai. Oppure no, usate pure cin cin, sarà più divertente, chi se ne frega!